HALLOWEEN, TESCHI E LA CATRINA

L’ondata di festa di Halloween in Italia si è vista prendere sempre più piede nell’ultimo mezzo decennio soprattutto grazie ai film Hollywoodiani, solitamente di genere horror.
Ma cos’è in realtà Halloween? Come e dove nasce?
Noi siamo abitualmente convinti che sia una festa made in U.S.A. ma non è affatto così. Si da il caso che nasca proprio nel Vecchio Continente e non in quello Nuovo: infatti Halloween, o meglio Hallow’Een, vede le sue origini dai popoli Celti in Irlanda che festeggiavano All Hallows’ Eve,letteralmente Festa di Tutti i Santi.
I Celti erano soprattutto un popolo di pastori e la loro vita era regolata dal tempo del bestiame, che è diverso dal tempo dei contadini: a fine stagione estiva, le greggi erano riportate a valle per prepararsi all’inverno e all’inizio del nuovo anno che, per questa popolazione, iniziava il 1mo di Novembre e non il 1mo di Gennaio come per noi ora.
Infatti per i Celti, l’anno iniziava quando la stagione calda terminava lasciando posto a quella delle tenebre e del freddo, quando si stava in casa per molti mesi al riparo e a costruire utensili, raccontando storie e leggende attorno al focolare domestico.
Il passaggio stagionale e annuale dal caldo al freddo e dal vecchio anno a quello nuovo, era segnato da importanti e lunghi festeggiamenti denominati Samhain, parola che deriva dal galeico Samhuinn e che significa “summer’s end”, ossia “fine dell’estate”: in Irlanda questa festa era nota come Samhein, o La Samon, ossia la Festa del Sole.
Durante queste feste la comunità aveva la doppia opportunità sia di riposarsi e ringraziare Dio per i doni e frutti ricevuti, sia di esorcizzare l’arrivo dell’inverno e dei suoi pericoli; in più, grazie a riti di passaggio che propiziavano la benevolenza delle divinità, univa e rafforzava la comunità. 



Per quanto macabro possa apparire a noi oggi, il tema fondamentale delle feste era la morte, ma non in senso di perdita e non vita, ma in senso di fine di un ciclo che lascia lo spazio per uno nuovo: durante la stagione invernale tutto sembra fermo ed immobile, ma in realtà, di nascosto al buio nella terra, la vita inizia a rinnovarsi e a mettere radici, per poi palesarsi in primavera. Sotto terra, come i morti, appunto.
Proprio da qui è comprensibile l’accostamento dello Samhein al loro culto.
I Celti credevano che alla vigilia di ogni nuovo anno, ossia il 31 ottobre, la divinità Samhain chiamasse a sé nel mondo dei vivi tutti gli spiriti dei morti che invece normalmente dimoravano in una landa di eterna giovinezza e felicità chiamata Tir Nan Oge: in questo momento avveniva il dissolvimento temporaneo di tutte le leggi di tempo e spazio e l’Aldilà e il mondo dei vivi si fondevano, permettendo agli spiriti di vagare sulla Terra.
Capiamo bene come questo tipo di celebrazione univa l’allegria dei festeggiamenti per la fine del vecchio anno con la paura della morte e degli spiriti.
Ed ecco che durante la notte del 31 ottobre, i Celti si radunavano nei boschi e sulle colline per celebrare con grandi falò il Fuoco Sacro, attuando anche sacrifici animali donati agli dei in cambio di benevolenza.
Per scongiurare le paure, questi si mascheravano anche in modo grottesco e per farsi luce nella notte, di ritorno dai rituali, utilizzavano delle lanterne ricavate da cipolle intagliate dove all’interno erano poste le braci dello stesso Fuoco Sacro.
Tali festeggiamenti duravano ben tre giorni e ci si mascherava con le pelli degli animali sacrificati in modo da spaventare gli spiriti tornati sulla Terra.
Successivamente in Irlanda, patria di quello che fu il popolo celtico, si diffuse l’usanza di accendere torce e fiaccole fuori dalle case e di lasciare cibo e latte per le anime vaganti che avrebbero cercato i propri familiari: tutte queste accortezze erano anche per evitare che i defunti, vistisi ora coccolati ed onorati, decidessero di non fare scherzi ai viventi.


Con l’avvento del Cristianesimo, a seguito delle conquiste romane sui Celti, purtroppo le cose cambiano e come sempre accade quando un culto mette radici al posto di un altro, si tenta di sradicare e cancellare tutto ciò che è stato prima di esso.
Per fortuna, nonostante la Chiesa ci abbia provato in tutti i modi, portando anche ad un totale cambiamento del concetto di vita evangelizzando le Isole Britanniche, non riuscì comunque a sradicare del tutto i culti pagani preesistenti. 
Nel caso specifico che stiamo studiando, per esempio, evangelizzò All Hallows’ Eve con il giorno di Ognissanti il 1mo di Novembre e con la commemorazione dei Defunti al 2: il primo a farlo fu Sant’Odilone de Cluny, abate di Cluny nell’odierna Francia che, nel 998 d.C., volle che i monasteri dipendenti dalla sua abbazia celebrassero i defunti dal vespro del 1mo di Novembre fino a tutto il giorno successivo. Questa pratica si era diffusa piano piano in tutta Europa fino a giungere anche a Roma già il 13 maggio 609 d.C. in occasione della consacrazione del Pantheon alla Vergine Maria: in seguito, Papa Gregorio III, stabilisce che la Festa di Ognissanti sia portata al 1mo di Novembre come già avveniva in Francia. L’ufficialità della celebrazione si avrà con il IV dei Papa Gregorio, nel XIX secolo, quando la Festa di Ognissanti sarà istituzionalizzata, estesa ed onorata da tutta la Chiesa, tranne che dagli Ortodossi che, come da antica tradizione, ancora oggi festeggiano Ognissanti in Primavera.
Ma il 2 di novembre dov’è finito?? Non se ne parla infatti fino al X secolo, quando la Chiesa lo elegge a Giornata dei Morti, ossia alla memoria delle anime dei defunti.

Sueño de una tarde dominical en la Alameda Central” - 1947 - Diego Rivera

Stiamo dunque vedendo che Halloween non è solo la festa delle zucche identificata oggi con la domanda “dolcetto o scherzetto?”, ma ha origine profonde, pagane, che nascono dal rispetto e timore e venerazione della natura, che indaga temi di morte e rinascita con grande rispetto e paura. Ma allora come, una festa così spirituale e legata ai misteri dell’invisibile, diventa una mera festa commerciale?
Ecco, vediamo che non nasce così..ma come ci diventa? 
Verso la metà del 1800, l’Irlanda purtroppo subisce una pesante carestia e gran parte della popolazione, come accade anche per molte altre nazionalità (italiani compresi), decide di emigrare negli Stati Uniti, la terra delle nuove opportunità portando con sè anche culti e usanze. L’Irlanda dona al Nuovo Continente la festa di Halloween al 31 di ottobre che non tarda a diffondersi tra tutto il popolo americano, diventando quasi festa nazionale. 
Negli ultimi anni (quando ero bambina io negli anni Ottanta non si sapeva nemmeno cosa fosse questa festa..), grazie a cinema e televisione, questa festività è stata esportata in tutto il mondo, Europa compresa.
La rappresentazione che gli apparati filmici e televisivi ne fanno, la tramutano purtroppo in una festa paragonabile al Carnevale, anche se in versione horror e, come in Cenerentola, le cipolle intagliate si sono tramutate in zucche..
Si pensi che il fatturato sviluppato dalla festa di Halloween negli Stati Uniti è secondo solo a quello del Natale! Costumi, addobbi, dolci (aggiungerei i dentisti, 😂 ahahahah..!!!) ma anche tutto il packaging realizzato in tema, dalle tazze per il tè alle palette di ombretti, all’abbigliamento alle feste stesse e chi più ne ha più ne metta!
Fatto sta che vuoi o non vuoi, Halloween è arrivato anche da noi e pure io ieri sera sono stata ad una festa a tema..!

Trarre ispirazione da queste atmosfere è praticamente d’obbligo ma, ormai sapete, senza studiare io mi rifiuto categoricamente di produrre qualcosa :) e l’Halloween che noi conosciamo e sperimentiamo ora..proprio non mi bastava..allora sono andata oltre..a Los Dias De Los Muertos, in America Latina!

Festival de las Calaveras - Messico

La storia di questa festa è parimenti interessante ed ha motivazioni ed origini comuni ed infatti è il risultato tra l’antica cultura preispanica e il cattolicesimo.
Le popolazioni preispaniche intrecciavano vita e morte nei loro sacrifici umani offerti agli dei per pregarli di mantenere l’equilibrio proprio tra vita e morte: il sangue delle vittime sacrificali era infatti versato sulla terra per fecondarla, come fosse un nettare magico atto a donare nuova vita con i suoi frutti.
E’ interessante sapere che gli antichi mesoamericani non davano una connotazione negativa alla morte: essi infatti non avevano, come nella religione cattolica, idee quali inferno o paradiso, realizzate fondamentalmente in senso di premio o punizione per ammaestrare masse di popolazione al volere di pochi potenti ma credevano invece che il destino dell’anima dopo la morte del corpo fosse stabilito semplicemente in base al tipo di trapasso.
Vediamo nello specifico che esistevano “tanti paradisi” per i preispanici.
Il Tlalocan, o paradiso di Tlaloc, dio della pioggia, in cui andavano i morti per cause relazionate all’acqua. 
L’Omeyocan, il paradiso del Sole, presieduto da Huitzilopochtli che è il dio della guerra, in cui andavano tutti i morti collegati alla guerra e al combattimento ma anche le donne che morivano durante il parto, paragonate a veri e propri guerrieri: addirittura si credeva che le anime di queste donne coraggiose diventassero automaticamente le compagne del Sole. Particolarità di questo paradiso era che dopo 4 anni vissuti qui, le anime ritornavano sulla Terra sotto forma di uccelli dalle piume multicolori.
Il Mictlàn, abitato da Mictlantecuhtli e Mictacacihuatl, signore e signora della morte, dove andavano le anime dei defunti per morte naturale: questo paradiso non era particolarmente bello e in più, per raggiungerlo, c’era da percorrere una strada lunga e tortuosa. Interessante sapere che chi era destinato a questo luogo, al momento della sepoltura riceveva la compagnia di un cane, sepolto assieme a lui e che lo avrebbe aiutato a raggiungere la destinazione: ecco allora chi è il cane – scheletrino che vediamo spesso rappresentato nelle parate in forma di statua o carro.
C’era in fine un paradiso piuttosto triste, perché riservato ai bambini, Chichihuacuauhco, dove c’era un albero dai cui rami gocciolava latte.

Durante i funerali si seppellivano assieme al defunto anche oggettistica in due tipologie, quella utilizzata nella vita mortale e quella che sarebbe potuta servire durante la vita oltretomba: troviamo allora strumenti musicali di fango e a forma di teschi, sculture che rappresentavano gli dei della morte, oltre che crani di diversi materiali, incensieri, urne, ecc..

la Santa Muerte

Le feste in onore dei morti duravano due mesi e si svolgevano durante il periodo estivo: ruotavano tutto attorno ad un albero, chiamato Xocotl, al quale dapprima veniva tolta la corteccia e adornato con fiori e offerte e poi, nei mesi successivi, veniva abbattuto. Nel primo mese di celebrazioni, le processioni si concludevano tutte attorno al fogliame dell’albero scortecciato e poi, al culmine dei festeggiamenti, venivano collocati altari commemorativi dei defunti nei suoi pressi e infine lo si abbatteva. 

Possiamo ben immaginare che quando gli spagnoli arrivarono ad invadere i territori, fusero i propri riti a quelli degli abitanti locali, dando vita ad un interessantissimo sincretismo che mescolava appunto tradizioni europee e precolombiane fino a far coincidere il giorno di Ognissanti con la festa mesoamericana, creando il Dia De Las Muerte.
Interessante scoprire che tra il XVII e il XVIII secolo, la Morte inizia ad essere rappresentata incoronata e seduta su un trono o intenta a danzare. 
Alla fine del XIX secolo, il fumettista e illustratore messicano Josè Guadalupe Posada, divenuto famoso durante la Rivoluzione Messicana per le sue illustraziondi dei Calaveras (i teschi), ha creato una versione diversa della Morte: i suoi scheletri, inizialmente chiamati La Calavera Garbancera, volevano rappresentare chi, pur avendo sangue indiano, si atteggiava e comportava come un europeo rinnegando le proprie origini oltre che la falsità della classe agiata e corrotta, ben vestita fuori ma morta dentro.

La Calavera Catrina di Josè Guadalupe Posada


L’aspetto così come lo conosciamo oggi, però, lo crea Diego Rivera (marito e amore di Frida Khalo) nel 1947, creando La Catrina, con il cappello di piume e abiti lussuosi, affiancata, nell’opera “Sueño de una tarde dominical en la Alameda Central”, all’uomo elegante e ben vestito: da non confondere assolutamente con la Santa Muerte, questo scheletro vestito in modo raffinato e prezioso è stato in seguito eletto a simbolo popolare della Morte, messaggio di approccio ironico e quasi giocoso, figura da vestire e addobbare per alleggerire il fatto che tanto morte rimane.


particolare dell'opera Sueño de una tarde dominical en la Alameda Central” - 1947 - Diego Rivera

Della Catrina di Rivera è interessante e curioso sapere che l’artista ha voluto farle indossare come stola niente meno che il dio Quetzalcoatl, il serpente piumato simbolo della cultura azteca, sfoggiando orgogliosa le sue origini indie.
La Catrina oggi è diventata un vero e proprio simbolo di approccio alla morte in modo quasi giocoso, divertente e ironico. La possiamo addobbare evestire, ma tale rimarrà sempre e comunque e allora tanto vale giocarci!

Ed ecco che, piano piano arriviamo al punto di ispirazione principale.
Volevo realizzare delle immagini a tema Halloween che non ricadessero però né su zombie o zucche o streghe o Joker o Beetlejuice...niente di tutto questo!
Mi ispirava soprattutto l’idea del teschio che, a dire il vero, mi frullava in testa già da un paio di anni e dunque idealmente ero orientata molto verso la Catrina, ma non volevo, come sempre faccio (o non-faccio) limitarmi solo a quello.

Una delle feste più importanti dedicate alla Catrina e alla Morte in Messico è il Festival de las Calaveras tra ottobre e novembre e coincide proprio con i giorni di Halloween.
La cosa meravigliosa di questa festa è che è una vera e propria celebrazione di come in realtà la morte non sia la fine, ma parte del ciclo. Non la fine ma l’inizio di un nuovo inizio. 
Durante la tradizionale festa dei Morti si fa visita ai cimiteri e si adornano le tombe dei propri cari con candele, fiori, pane, vino e piatti speciali in onore degli antenati e molti lasciano addirittura il letto libero per le anime dei defunti.


Per prepararsi agli importanti festeggiamenti e acquistare l'occorrente, vengono allestiti dei piccoli mercati di strada ed oltre agli alimenti, alle candele, agli incensi ed i fiori, si prendono anche i famosi striscioni messicani colorati con immagini ritagliate. L'altare deve essere allestito facendo attenzione a rappresentare i quattro elementi: acqua, aria, terra e fuoco e viene solitamente collocato in salotto o sala da pranzo per la condivisione con tutta la famiglia. Una volta terminata la festa, dopo che le anime dei defunti si sono cibate dell'essenza degli alimenti, i resti vengono consumati dai familiari e amici vivi per ricordarli ed unire la famiglia.
Questa festa è dunque importantissima in Messico e viene festeggiata con allegria in tutte le case, strade, piazze e cimiteri del paese!
E ora, raccontata tutta la storia dei Celti e dei Messicani, è finalmente arrivato il momento di vedere cosa abbiamo realizzato con Raffaele Sorbi nel suo Studio Nautilus. Hanno posato per noi Yeney Ruiz e Chiara Goretti.

  
   



Ecco dunque il risultato!
Cosa ne pensate? Riuscite a cogliere le varie ispirazioni di cui vi ho parlato in questo articolo? Voi come avreste sviluppato un editoriale beauty sul tema Halloween e/o sulla Festa dei Morti messicana?

A presto con un'altro articolo :)

Foto credits
photo and retouch Raffaele Sorbi @raffaelesorbi.ph @studionautilus
models @yeneyruiz & @chiaro315
make up and concept Silvia Gerzeli @silviagerzeli.mua @silviagerzeli.shadesofgreen

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