LAST CHRISTMAS

Come non abbinare il colore rosso al Capodanno e al Natale?
Ormai nella nostra società e cultura occidentale (ed occidentalizzata..) l’idea dell’intimo rosso sotto all’abito da sera per il cenone di Capodanno o quella di Babbo Natale con la sua casacca pelosa e calda sono immagini e tradizioni difficili da toglierci dalla mente.
E se vi dicessi, per esempio, che originalmente, quello che poi è diventato Babbo Natale era vestito di verde?
Oppure che in Cina gli abiti tradizionali per la sposa sono proprio di questo colore e non bianchi come invece usiamo noi in Occidente?
Sconvolti? Forse non tanto.
Sorpresi? Forse si :)

Ma andiamo alla radice e diamo prima uno sguardo più approfondito all’oggetto del nostro studio: il colore ROSSO.

Il rosso sinonimo di vita: il colore del sangue, quello che ci scorre nelle vene e che fa pulsare il cuore, anch’esso, soprattutto nelle raffigurazioni, rosso; rosso il colore del fuoco, il combustibile primario e fondamentale per lo slancio e il movimento, movimento che mi fa capire di essere vivo, altrimenti immobile e morto.
Ma il rosso è anche, nella filosofia orientale, il colore del secondo chakra, un punto energetico che si trova all’altezza della pancia e che domina le passioni e “il sentire”: motto di questo chakra è appunto “io sento”. Il sentimento dunque, principe dei quali è l’amore, raffigurato per l’appunto da un cuore rosso.
Il rosso inoltre è il primo dei sette colori dell’arcobaleno e, curiosamente, è anche il primo colore percepito dai bambini.
Rosso sinonimo di cuore e amore, come abbiamo detto, ma anche di dinamismo e vitalità, di passione e sensualità ma anche della fierezza, della forza, della sicurezza, della fiducia nelle proprie forze e capacità, dell’autorità tanto che il Re un tempo vestiva un mantello di ermellino rosso e bianco (non mi viene proprio in mente di chi anche sono questi colori d’abito..).
Fuoco, sangue, slanci vitali, azione. Tutto questo in un semplice colore. 
Alla vista del rosso, l’essere umano subisce immediatamente un aumento del battito cardiaco: ecco perché chi si veste di questo colore non passa di certo inosservato e trattiene la vista su di se più a lungo, anche perché il rosso stimola la produzione di adrenalina.
Il rosso è un tocca sana anche a livello psicologico per quelle persone un po' malinconiche poiché rende loquaci, aperti, premurosi e passionali.
A livello astrologico, il rosso è abbinato a Marte, forse il pianeta più simile alla Terra, dio della guerra e vero macho tra gli dei dell’Olimpo oltre che primo amante di Venere / Afrodite,infatti associato all’azione, all’aggressività e al modo di combattere e difendersi nel tema natale di un individuo.



  
Ecco che dopo questa prima panoramica sul colore rosso, possiamo già comprendere il perché di certi abbinamenti al Natale e al Capodanno.

Come vi ho raccontato nel post dedicato ad Halloween sui Teschi e La Catrina, per i Druidi del Nord era ottobre in origine la fine dell’anno che coincideva con l’inizio dell’inverno vero e proprio mentre per i Babilonesi, l’inizio dell’anno coincideva con la primavera, periodo di rinascita della natura.
Accadde che, nel 46 a.c., Giulio Cesare istituì il Calendario Giuliano, il quale stabiliva che l’anno nuovo iniziasse il 1mo di Gennaio invece che il 1mo di Marzo come si era fatto fino a quel momento. Inoltre i festeggiamenti per il passaggio dal vecchio al nuovo anno si tenevano tutti in onore del dio Giano e da qui, appunto, il nome del primo mese dell’anno.
Anche se dobbiamo aspettare fino al 1691, quando Papa Innocenzo XII stabilì finalmente che l’anno dovesse iniziare il 1mo di gennaio e, in seguito, l’adozione universale del calendario gregoriano fece si che questa data diventasse comune.

Bisogna infatti sapere che nel Medioevo molti paesi europei usavano il Calendario Giuliano ma vi era un’ampia varietà di date che indicavano il momento iniziale dell’anno: fino al 1752, Inghilterra e Irlanda lo festeggiavano il 25 marzo, fino all’inizio del 1600 in Spagna era il 25 dicembre, fino al 1564 in Francia era festeggiato nella domenica della Resurrezione, a Venezia il 1mo di marzo, in Puglia, Calabria e Sardegna si festeggiava il 1mo o il 14 di settembre. Un bel caos non credete!?
C’è da dire che queste diversità di date continuarono anche dopo aver adottato universalmente il Calendario Gregoriano..!
Basti pensare che in Italia il 1mo di gennaio come giorno festivo viene disciplinato dalla legge appena nel 1968! 

Ma tornando ai Romani e al dio Giano.
Dio tipicamente latino ed italico, Giano è dio dell’apertura e dell’inizio ed il suo nome in latino, Janus, evoca infatti la porta, sia privata che delle vie della città. 
Giano detto “il dio bifronte”, poiché raffigurato con un doppio volto, uno girato a destra e uno a sinistra per grazia di un dono ricevuto da Saturno, ossia il dio Crono, che egli aveva ospitato dopo che quest’ultimo era stato detronizzato dal figlio Giove: tale dono gli permetteva di vedere sia il passato, rappresentato tipicamente verso sinistra, che il futuro, rappresentato a destra.
Grazie a questa sua qualità, era anche messo a sorveglianza della porta di casa poiché con una faccia guardava verso l’entrata e con l’altra verso l’uscita, l’inizio e la fine.
Giano era onorato ogni qualvolta si dovesse intraprendere una qualche azione per avere il suo favore e poterla portare a termine con successo. Ma Giano era anche il principio della vita, ossia del concepimento.
Il primo di gennaio i Romani usavano far visita agli amici, scambiandosi doni e fare offerta di focacce e di incenso al dio dell’inizio e, cosa che interessa a noi in questa ricerca, amavano indossare qualcosa di rosso come buon auspicio per la salute e per la propria vita personale ma anche per potere e fertilità.

Secondo altri invece, l'usanza del rosso a Capodanno deriverebbe direttamente dalle tradizioni cinesi che identificano il rosso come colore della buona sorte, motivo per il quale, come accennavo sopra, è il colore della sposa il giorno delle nozze.

Nella mitologia cinese, l’origine della festa di primavera e dunque del nuovo anno, viene fatta risalire ad una leggenda secondo la quale in tempi antichi vivesse in Cina un mostro chiamato Nian, il quale era solito uscire dalla sua tana una volta sola all’anno e sempre ogni 12 mesi per mangiare esseri umani. Unico modo per sfuggire alla sua ferocia ed evitare di diventare il suo pranzo, era quello di vestire di rosso, colore che lo terrorizzava ed intonare forti canti, strepitii e far scoppiare i fuochi d’artificio in modo da fare grande rumore, altra cosa che per il mostro era molto spaventosa. 
Dunque il rosso a capodanno, per i cinesi, oltre a propiziare buona sorte serviva anche per scacciare gli spiriti maligni.

Ed è già a questo punto che ritroviamo valide spiegazioni per l’usanza di vestire questo colore nell’ultima notte dell’anno ma anche ai tipici botti e fuochi d’artificio.


Ma ci sono altre usanze interessanti di fine ed inizio anno in giro per l’Italia e per il mondo.
Nel nostro paese è assolutamente tipico mangiare delle lenticchie come auspicio di abbondanza e ricchezza: il perché di questo sta nel senso del legume in se, alimento moltonutriente e, poiché capace di rinascere dopo essere fatto essiccare, capace così di opporsi alla fine del tempo.
Oppure mangiare dell’uva passa come portatrice di denaro e abbondanza per il nuovo anno.
Un’usanza ancora viva soprattutto nelle zone di Roma e Napoli è quella di lanciare i cocci a mezzanotte, come rito di eliminazione del male, fisico e morale, accumulato durante l’anno.
Indicativo anche è fare caso alla prima persona che si incontra per strada: di buon augurio se sono un vecchio o un gobbo, mentre non lo è se si incontrano un bambino o un prete: il vecchio perché significa che si vivrà a lungo mentre il gobbo porta sempre bene.
Ancora parlando di cibo, melograno e uva non devono mai mancare sulle tavole del cenone di Capodanno. Si dice portino fortuna entrambi anche solo a guardarli: il melograno simboleggia la fedeltà coniugale e questa credenza deriva dal mito di Proserpina che, dopo aver mangiato pochi semi da questo frutto, è stata condannata a passare il resto della vita nell’Ade assieme a Plutone, mentre dell’uva è usanza mangiarne 12 chicchi a mezzanotte, uno per ogni rintocco dei dodici scoccati da un orologio.
Da ultima non è possibile non citare la tradizione del bacio sotto il vischio a mezzanotte: a seguito di un brindisi speciale, baciare la persona amata a mezzanotte sotto il vischio porterà amore tutto l’anno! Il vischio è infatti una pianta ben augurale che dona prolificità sia materiale che spirituale: in antichità I Druidi lo usavano nei sacri cerimoniali e nelle celebrazioni di purificazione, mentre i Celti ritenevano che quest’arboscello nascesse dove era scesa una folgore e che una bevanda particolare composta di questa pianta fosse un potente elisir contro la sterilità.

Del resto del mondo posso raccontare questo: in Russia al dodicesimo rintocco si usa aprire la porta di casa per far entrare il nuovo anno; in Giappone prima della mezzanotte le famiglie fanno visita ai templi per bere il sakè ed ascoltare 108 colpi di gong che annunciano l’arrivo del nuovo anno; in Germania lo si festeggia in maschera come il Carnevale; in India bisogna obbligatoriamente festeggiarlo in strada e mai in casa; in Romania si fanno gli auguri anche agli animali perché in questo paese, in cui davvero vivono ancora le antiche usanze e credenze popolari, i riti propiziatori partono dalle cose semplici come pane, acqua e natura ed è dunque di buon auspicio incontrare gli animali e parlare con loro nella notte di Capodanno; in Grecia si buttano via le cose vecchie; in Sudamerica invece, mangiando i 12 chicchi d’uva si esprimono altrettanti desideri; in Brasile è d’obbligo indossare abiti bianchi o dorati; in Ecuador e Perù si esibiscono fuori dalla propria casa dei manichini di cartapesta che vengono bruciati a mezzanotte per le strade.

E il rosso a Natale?

Questa festa nella nostra cultura ha lo scopo di celebrare la nascita di Gesù ed è di vita nella specifico che stiamo parlando: ecco che, in base a quanto detto fin’ora, il rosso è ancora di grande interesse e di molto senso se si parla di vita. In più Gesù è anche associato al sangue, versato, nella tradizione cristiana, per portare salvezza agli uomini. Sangue sempre rosso.
Gesù è oltremodo associato alla regalità, perché figlio di Dio e questo non può non farmi pensare al mantello di ermellino rosso e bianco dei re dell’antichità.
Il 25 dicembre è una data he ha un significato sia religioso che pagano, infatti indica la nascita di Gesù e al tempo stesso è il periodo in cui fin dall’antichità ci sono riti propiziatori per il nuovo anno e per il raccolto.

Carina è anche la leggenda del pettirosso: un piccolo uccellino marrone aveva la sua tana nella stessa stalla della Sacra famiglia ma la notte, mentre i genitori dormivano, il piccolo animale notò che il fuoco che portava loro calore stava per spegnersi. Allora allarmato e impaurito per il freddo che poteva avvolgere il piccolo neonato, volò verso le braci e sbattendo le ali per tutta la notte impedì al fuoco di avvizzire. Il mattino dopo l’uccellino si ritrovò con un piumaggio rosso vivo sul petto a simbolo del suo amore per Gesù bambino ma anche come ricompensa proprio per questo suo atto.



Ma invece di Babbo Natale che c’è da dire?
Noi lo conosciamo come un signore di una certa età vestito con casacca rossa guarnita di pelliccia bianca, ma è sempre stato così? Così associato alla Coca-Cola?
Le vere origini di Santa Claus derivano sia da vescovo San Nicola di Mira, in Turchia, comunemente detto San Nicola di Bari, ma anche dal nordico dio Odino: il primo, sempre rappresentato vestito di rosso e bianco con tanto di mitra in testa e bastone vescovile, arriva nella notte tra il 5 e il 6 dicembre e secondo la leggenda sarebbe il salvatore di tre fanciulle altrimenti destinate alla prostituzione poiché, facendo scivolare in casa loro una preziosa dote consistente in tre palle d’oro, poterono sposarsi; il dio Odino invece, ogni anno al solstizio d’inverno, in sella al suo cavallo bianco era impegnato in una battuta di caccia, accompagnato da altri dei o guerrieri caduti e per tradizione i bambini durante quella notte preparavano fuori dall’uscio i propri stivali ricolmi di paglia, carote e zucchero per sfamare i cavalli degli eroi ed il dio, in cambio di tali offerte, li lasciava invece colmi di dolcetti. 
Ecco, indubbiamente entrambe le figure risuonano nell’iconografia del moderno Babbo Natale sia per quanto riguarda l’abbigliamento che gli avvenimenti, vero?

Punto di passaggio della storia è rccontare di Sinterklaas, nome olandese del personaggio fantastico derivato da San Nicola, vestito come lui di rosso e bianco, con mitra in testa e bastone pastorale, che vola sui tetti delle case in sella ad un cavallo bianco come il dio Odino, mentre i suoi aiutanti scendono dai camini per lasciare i doni ai bambini. E' molto probable che la tradizione di questo personaggio sia sbarcato negli Stati Uniti assieme ai coloni olandesi che fondarono New York, originariamente New Amsterdam, ed i regali spediti per la festa di San Nicolò ai figli degli emigranti dai parenti rimasti a casa arrivavano con qualche settimana di ritardo e poi da li la sovrapposizione con il Natale.

Nel 1823 Babbo Natale appare per la prima volta, in una poesia scritta da Clement Clarke Moore dedicata al Natale ed intitolata “Una visita di San Nicola”, come un signore paffuto dalla pancia rotonda e le guance rosse che, a bordo di una slitta trainata da renne, atterra sui tetti delle case e scivola nei camini per lasciare i regali ai bambini.
Poi nel 1843 Charles Dickens, nel suo celeberrimo “Canto di Natale”, descrive lo Spirito del Natale Presente come un grosso e barbuto essere che indossa un mantello verde ornato di pelliccia e lungo fino ai piedi, con sul capo porta un ramo di agrifoglio.
E piano arriviamo sempre più vicini alla moderna iconografia di Father Christmas giungendo al periodo della Guerra di Secessione quando l’illustratore Thomas Nast lo immaginò con una lunga barba e il berretto rosso realizzando una vignetta pubblicata per Harper’s Bazaar nel 1863.
Nel 1923 questa nuova versione di Babbo Natale viene utilizzata per la prima volta per pubblicizzare una bibita gassata che, però, non è ancora la Coca-Cola, che lo farà appena nel 1931, bensì la White Rock, una altra marca simile.
Sarà appunto Haddon Sundblom che, per la Coca-Cola, darà al nostro Babbo attuale e sue fattezze definitive: un vecchietto panciuto ma ben arzillo che, vestito di rosso e bianco, entrava in casa per consegnare i suoi regali e non resisteva alla tentazione di bersi una bottiglietta della bevanda zuccherata per ristorarsi dalle fatiche della magica nottata di lavoro.


Ad accompagnare l’articolo ci sono le immagini realizzate assieme al fotografo Andrea Morelli e il nostro fil rouge questa volta è stato per forza di cose il colore rosso, così presente e protagonista in tutte le festività di dicembre, ma anche i glitter, come a simulare la brillantezza dei fuochi d’artificio nel cielo notturno e la rugiada dei cristalli di neve; da ultima ci piaceva l’idea di richiamare dei e festività pagane legate al mistero delle notti di passaggio che abbiamo emulato con l’idea del movimento o materiali che nascondessero o deformassero leggermente la figura.


Che ne pensate? Avete scoperto delle cose nuove o conoscevate già queste storie ed origini del Capodanno e Natale?


modella @elisamuzzillo @castingfirenze
fotografia e postproduzione Andrea Morelli @andrea_morelli_ph https://www.facebook.com/andreamorelliph/

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